Certificare le competenze: nodo della rete dei servizi

di Massimiliano Di Toro Mammarella - Ufficio di Piano, Distretto Casalecchio di Reno
Settembre 2012


La ricostruzione e l’analisi della spesa nazionale per la “protezione sociale allargata” evidenzia[1] che siamo di fronte ad un’ingente quantità di risorse caratterizzate dall’assenza di orientamento pubblico, valutazione di equità ed appropriatezza. La committenza pubblica in Italia pianifica ed orienta una parte residuale del welfare “reale”, lasciando le famiglie sole nel ricostruire l’offerta complessiva (pubblica e privata, formale e informale, legale e illegale) che possa soddisfare il loro bisogno di assistenza e di cura a domicilio.

Per superare il quadro attuale occorre un passaggio da un ruolo pubblico incentrato sulla committenza residuale ad una funzione pubblica di garanzia e controllo, che ponga vincoli ed agisca per un accesso equo ed appropriato a Servizi ed opportunità territoriali a supporto della domiciliarità. 

Il Distretto di Casalecchio di Reno (Provincia di Bologna) è da tempo impegnato in un processo di pianificazione ed orientamento pubblico, istituzionale del sistema complessivo del welfare territoriale. 

L’esperienza distrettuale Badando è di recente stata individuata come best practice dalla Provincia di Bologna e proposta come modello provinciale per l’inserimento del lavoro di cura delle assistenti familiari nella rete dei Servizi territoriali pubblici e pubblico/privati[2]

L’assistente familiare, nel percorso così strutturato, viene considerata una risorsa per il territorio, un’antenna delle fragilità presenti e non un soggetto a cui delegare l’assistenza e il lavoro di cura.

Elemento rilevante di ogni percorso teso alla valorizzazione del lavoro di cura delle assistenti familiari è la certificazione delle competenze. Permane però un contesto frammentato e disomogeneo che non facilita né l’emersione dal lavoro nero né l’interazione con i Servizi territoriali. Criticità acuita dalla proliferazione di piattaforme informative, dedicate e limitate, che non dialogano con quelle preesistenti ed in uso presso altri Enti se non a costo di investimenti economici.

Nel Distretto di Casalecchio dal 2011 le assistenti familiari inserite nella lista distrettuale possono usufruire di un sistema di valutazione che certifica le competenze nel lavoro di cura riconosciuto a livello europeo ECC (European Care Certificate), svolta da Aias Bologna Onlus in qualità di ente accreditato alla certificazione a livello nazionale. Viene rilasciato previo superamento di un test a scelta multipla, breve ma approfondito, da sostenere in condizioni d’esame, basato sull’accertamento di competenze sullo standard BESCLO (Basic European Social Care Learning Outcomes) e non prevede studi propedeutici specifici, anche se l’esperienza insegna che l’apprendimento mirato e guidato aumenta significativamente il tasso di successo in sede di esame. L’attivazione di questa modalità di certificazione ha richiesto la “formazione delle formatrici” relativa a contenuti e terminologia dell’ECC.

Per validare competenze acquisite sul lavoro è necessario predisporre strumenti e modelli operativi omogenei in grado di individuare e valorizzare conoscenze e abilità maturate al di fuori di un percorso formativo. Questo processo, come esplicitato nelle direttive comunitarie, è sempre più importante in quanto, favorendo l’integrazione tra contesti formali e informali di apprendimento, favorisce  la mobilità geografica e professionale dei lavoratori . Ciò è di particolare importanza per il settore del lavoro di cura, caratterizzato da un elevato numero di operatori stranieri spesso privi di specifica formazione o di un riconoscimento spendibile per la formalizzazione del rapporto di lavoro.

Ma la strategia vincente per una validazione delle competenze efficace non è da rilevare nelle caratteristiche consuete dei relativi percorsi. L’individuazione delle unità formative[3] o la previsione di questionari d’accesso, test ed esercitazioni (multimediali o meno), l’accessibilità, fruibilità, appropriatezza, replicabilità, approfondimenti specifici per le problematiche assistenziali di patologie (ad es. demenza senile, alzheimer, morbo di parkinson, ictus…), l’assicurare su area territoriale vasta la modellizzazione della certificazione, la definizione dei requisiti di accesso e di chiare modalità di iscrizione all’albo, la modularità: sono tutti aspetti rilevanti, necessari ma non sufficienti a fare della certificazione delle competenze il veicolo di un’efficace interazione con i Servizi territoriali, né garanzia di un successo in termini di quantità di adesioni.

Innanzitutto occorre mantenere una distinzione tra i percorsi formativi per ottenere la qualifica di OSS e la certificazione delle competenze per il lavoro di cura dell’assistente famigliare. Quest’ultimo può essere certamente una parte del primo, ma è sbagliato pensare in modo esclusivo la formazione delle assistenti famigliari come un percorso che porti sempre e necessariamente alla qualifica di OSS. Le due attività restano intrinsecamente distinte sia per la caratterizzazione della diversa domanda “sul mercato” che per la diversa flessibilità che attrae sia chi offre che chi richiede l’intervento.  

Sotto il profilo della tutela dei diritti è più efficace un percorso di concertazione sindacale che consenta l'emersione del lavoro nero con le sue caratteristiche di flessibilità, mobilità e concorrenzialità.

La certificazione delle competenze è inoltre destinata ad essere inefficace se non inserita in una rete di pianificazione territoriale che orienti il sistema complessivo dell’offerta pubblico/privata, metta in collegamento i Servizi territoriali creando un ponte stabile tra la valutazione del bisogno e la certificazione delle competenze.

È importante conservare la caratteristica di flessibilità e tempestività evitando percorsi onerosi e burocratici di certificazione non collegati con i Servizi territoriali e l’accesso a questi. Bisogna invece curare con molta attenzione le esigenze di socializzazione, del rispetto dei diritti di lavoro, delle pari opportunità, evitando la tentazione di  sostituire tout court gli interventi dei Servizi territoriali. Bisogna creare una sinergia tra le attività dei caregiver informali, dei Servizi territoriali, delle cooperative, del volontariato in un ottica di lotta all’esclusione sociale.

Deve restare centrale dunque una funzione pubblica di governo e garanzia attraverso il consolidamento del tutoraggio e della formazione dei Servizi territoriali. Così come è importante l’orientamento pubblico del sistema di offerta e il governo di un accesso unico al sistema complessivo di Servizi ed opportunità. In sostanza, la migliore validazione e certificazione delle competenze delle assistenti familiari consiste nel riconoscimento delle caratteristiche proprie di questo intervento e nell’inclusione nella rete dei Servizi ad accesso pubblico ma con tutte le caratteristiche del mercato privato.

Dott. Massimiliano Di Toro Mammarella
Responsabile Ufficio di Piano per la salute e il benessere sociale
Distretto Casalecchio di Reno (Bologna)
Coordinatore del laboratorio della Conferenza territoriale Sociale e Sanitaria della Provincia di Bologna "Assistenti familiari e rete per la domiciliarità".
E-mail: udp@comune.casalecchio.bo.it, sito web: http://www.comune.casalecchio.bo.it/udp



[1] Come rilevato da “Prospettive Sociali e Sanitarie” nel convegno “Disegniamo il welfare di domani”, Milano 29/11/2011.

[2] Sinteticamente le azioni del progetto “Badando”:
1) realizzazione di percorsi formativi per le assistenti famigliari,
2) creazione di un albo delle assistenti famigliari formate o conosciute,
3) incrocio tra la domanda della famiglia e la disponibilità dell’assistente famigliare,
4) individuazione di più associazioni di categoria che possano seguire gratuitamente la famiglia nell’attivazione e gestione del rapporto di lavoro,
5) monitoraggio del lavoro dell’assistente famigliare, tramite l’assistente sociale responsabile del caso e un’assistente domiciliare formata,
6) attivazione del progetto “Badando sollievo”, che prevede la possibilità per le famiglie di utenti in carico ai Servizi sociali di accedere ad un contributo nel caso in cui necessitino di pacchetti di assistenza per brevi periodi, da erogarsi tramite assistenti famigliari somministrate da agenzie di lavoro interinali selezionate a seguito di avviso di accreditamento,
7) erogazione di un contributo annuo di 480 euro per le famiglie, non beneficiarie di assegno di cura e in possesso di determinati requisiti reddituali, che assumono un’assistente famigliare a tempo pieno,
8) certificazione delle competenze delle assistenti famigliari formate tramite ECC (riconosciuta a livello europeo),
9) accesso, per le assistenti familiari formate e con esperienza di li lavoro certificata all’interno del progetto, al corso di qualifica per Operatore Socio Sanitario della durata di 300 ore anziché delle 1000 ore normalmente previste,
10) consulenza gratuita sulle modalità di assunzione delle assistenti famigliari, resa da aziende di Servizio selezionate,
11) possibilità alla fine del periodo progetto di sollievo fruito di entrare nel programma Badando attraverso l’assunzione diretta dell’assistente famigliare e la gestione gratuita del contratto di lavoro effettuata dall’agenzia di somministrazione alle stesse condizioni contrattuali applicate dalle agenzie di Servizi,
12) articolazione dell’offerta del progetto “Badando sollievo” tramite l’individuazione di moduli assistenziali orari e giornalieri, h 24, settimanali, quindicinali e mensili.
 
[3] È in effetti più che sufficiente la strutturazione ormai consolidata dei molti percorsi di certificazione che possiamo riassumere nei consueti temi: 
- Igiene personale
- Relazionarsi con l’assistito e la rete sociale
- Alimentazione
- Igiene degli ambienti
- Orientarsi nel contesto sociale
- Assistenza di base
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