Un'altra sanatoria

a cura della Redazione
Settembre 2012


Ed eccoci all’ennesima sanatoria[1]. Con un dispositivo un po’ diverso dalle altre: in sostanza, i datori di lavoro che impiegano irregolarmente un immigrato possono autodenunciarsi a partire dal 15 settembre per un mese. Pagando mille euro, più contributi e versamenti arretrati per un totale di almeno duemila euro e assumendo il lavoratore potranno regolarizzare la propria situazione e quella del cittadino straniero.

Come ha osservato Maurizio Ambrosini su lavoce.info, il tema dell’immigrazione è uscito dall’agenda politica, con un governo che mantiene su di esso un profilo basso: niente decreto flussi quest’anno, nessuna intenzione di rivedere la Bossi-Fini. In un simile contesto questo provvedimento suona un po’ in controtendenza, a metà tra la lotta al lavoro sommerso e all’immigrazione irregolare.

Non crediamo che la misura inciderà molto nel settore del lavoro domestico, per almeno due motivi.
Primo. Tra le famiglie che impiegano assistenti familiari è bassa la percezione di sentirsi sfruttatrici di lavoratori immigrati, ma soprattutto è percepito basso il rischio di controlli, denunce, sanzioni dovute ad un impiego non regolare. E’ per questo motivo che i numeri della sanatoria del 2009 hanno deluso molte previsioni, e sì che in quel caso la cifra forfettaria da pagare era addirittura inferiore (500 euro).
Secondo. Esiste un intreccio di convenienze reciproche a lavorare in nero e a rimanere nel sommerso, perché a parità di ore lavorate le famiglie pagano meno e le assistenti guadagnano di più, un circolo vizioso spinto ulteriormente dalla crisi dei bilanci familiari, come abbiamo sottolineato a più riprese (Pasquinelli, Qualificare n. 31).

Per queste ragioni ci sembra improbabile che questo intervento cambierà molto le cose.

Serve altro: un nuovo sistema per il rilascio dei permessi di soggiorno, anche con quote destinate al lavoro domiciliare, un settore dove la domanda rimarrà alta. Per ridurre il sommerso dilagante occorre poi lavorare sulla leva fiscale, potenziare le attuali, assai limitate detrazioni rendendo meno svantaggiosa l'assunzione. Una fiscalizzazione almeno parziale degli oneri sociali non è impossibile: la possibile riduzione del gettito verrebbe in larga misura compensata dall’emersione dei rapporti di lavoro prima sommersi.
Servono servizi sociali collegati al mercato della cura, capaci di offrire informazione, accompagnamento, counselling alle famiglie e alle lavoratrici. Servono iter formativi omogenei per le assistenti familiari e il potenziamento dei sistemi di certificazione delle competenze informali, di cui si parla ampiamente in questo numero. Serve una riforma dell’indennità di accompagnamento verso una misura più equa ed efficace.

Se non si fanno passi in avanti sull’immigrazione, che almeno li si faccia sulla non autosufficienza.

 

 


 

[1] Decreto legislativo 109 del 16 luglio 2012.
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