Formare le assistenti familiari: un'analisi comparata

di Giselda Rusmini - Istituto per la Ricerca Sociale, Milano
Giugno 2007

 

Sono ormai numerose le iniziative di qualificazione delle assistenti familiari, accompagnate spesso dalla creazione di elenchi di assistenti accreditate. Queste iniziative, diffuse soprattutto nelle regioni del Nord, prevalentemente da parte di enti locali e associazioni di volontariato, sono molto diverse fra loro. Gli elementi di maggiore differenziazione risiedono nella durata dei corsi, nell'articolazione/organizzazione, nel tipo di argomenti affrontati,  nel titolo rilasciato e negli eventuali crediti formativi riconosciuti.

A fronte di questa disomogeneità si evidenzia, da più parti, la necessità di definire profili professionali e modelli formativi che garantiscano l'acquisizione di specifiche competenze. Il possesso del titolo/attestato, rilasciato a seguito di un corso, rappresenta una condizione uniforme di iscrizione negli elenchi delle assistenti qualificate e rappresenta un requisito per la regolazione omogenea del mercato privato della cura.

Alcune Regioni, come la Toscana, la Campania, l'Emilia-Romagna e la Liguria hanno definito con precisione i termini e i contenuti del percorso formativo per le assistenti familiari; altre, come il Piemonte, stanno cercando di farlo (1).  In mancanza di una regolazione regionale, alcune Province, per cercare di coordinare e conferire omogeneità alle numerose iniziative in atto sul territorio, si sono attivate per  definire profili e percorsi di qualificazione. Fra queste vi sono la Provincia di Milano e la Provincia Autonoma di Trento, presso la quale è in discussione una proposta di legge.

Questa analisi riguarda i corsi di formazione promossi da:
- Regione Toscana
- Regione Emilia-Romagna
- Regione Campania
- Regione Liguria
- Provincia di Milano
- Comune di Brescia
- Comune di Sesto San Giovanni
 

Gli aspetti analizzati sono: la durata, l'articolazione, i contenuti, i crediti formativi riconosciuti.

1. La durata
I corsi definiti a livello regionale e provinciale hanno una durata compresa fra 120 e 220 ore. I corsi più brevi sono quelli della Regione Campania e dell'Emilia-Romagna, approvati entrambi nel 2003. Il percorso formativo campano, definito nell'ambito dell'approvazione dei nuovi profili professionali sociali (2), è articolato in 120 ore; analoga durata ha il "Percorso formativo a sostegno della qualificazione dell'assistenza familiare privata a domicilio" istituito dalla Regione Emilia-Romagna (3).

I percorsi formativi elaborati nel 2006 dalla Regione Liguria e dalla Provincia di Milano hanno una durata superiore al corso campano ed emiliano. Il modello ligure (4) prevede 200 ore di formazione, così come il modello formativo della Provincia di Milano (5), che è stato messo a punto a partire da alcune esperienze di singoli Comuni, tra cui i corsi svolti a Brescia e Sesto San Giovanni, nell'ambito del progetto Equal "Qualificare il lavoro privato di cura", articolati in 150 ore (6).

Il corso definito dalla Regione Toscana è quello di durata maggiore. A fine 2002, quando era stato elaborato il profilo professionale di Assistente Familiare ed i suoi contenuti formativi, il corso aveva una durata di 300 ore e conferiva una qualifica di II livello europeo (7).  A fine 2006 questa impostazione è stata rivista, per diversi motivi. In primo luogo perché durante la revisione del Repertorio dei profili professionali, nel 2005, è stato introdotto lo standard di 1.200 ore di formazione per il conseguimento delle qualifiche professionali di II livello (8);  in secondo luogo, perché l'esperienza ha evidenziato "la necessità di ridurre la durata del percorso formativo, ritenuta eccessiva rispetto al target di riferimento" (donne straniere, occupate come assistenti familiari). La nuova regolamentazione, quindi, ha spostato il profilo di Assistente familiare dalla sezione "qualifiche" del Repertorio regionale, a quella inerente ai "percorsi disciplinati da specifico atto", e ha ridotto la durata della formazione da 300 ore a 220 (9).
 
Il caso toscano non è il solo ad evidenziare la necessità di contenimento della durata dei programmi formativi.  Il corso di "Operatore di cura familiare" della Provincia di Bolzano, articolato in 600 ore, ad oggi, non ha raggiunto il numero sufficiente di iscrizioni per poter essere avviato. Questo bisogno di riduzione della durata dei corsi, tuttavia, sembra giungere anche in contesti dove l'impegno richiesto ai frequentanti è contenuto, come in Emilia-Romagna. In alcuni comuni, come Bologna e Sassuolo, nel 2007 sono stati organizzati corsi brevi di 40 ore, che conferiscono crediti per il completamento del percorso di 120 ore previsto dalla Regione. Questo potrebbe significare che le persone già occupate come assistenti familiari hanno difficoltà a frequentare l'intero corso.

Queste esperienze evidenziano, quindi, che la durata dei percorsi formativi rappresenta un nodo critico. Da un lato le donne occupate come assistenti familiari hanno poco tempo per frequentare le lezioni, dall'altro le famiglie hanno difficoltà (e spesso, scarso interesse) a rinunciare anche solo per qualche ora alla presenza dell'assistente.

2. L'articolazione
Tutti i corsi, qui considerati, sono articolati in lezioni in aula ed esercitazioni pratiche. La quantità di tempo dedicato ai due tipi di attività, rispetto alla durata totale del percorso, è piuttosto variabile.  Le ore dedicate alla pratica, ad esempio, variano da un minimo del 20% ad un massimo del 50% (10). 

Corso   Ore di  lezione   Ore di  tirocinio
      N %     N %
Regione Liguria   100 50   100 50
Provincia di Milano   119 60     81 40
Regione Toscana   140 65     80 35
Regione Campania     85 70     35 30
"Qualificare"   120 80     30 20

Il percorso formativo con il tirocinio più breve è quello del progetto Equal "Qualificare", seguito dal corso campano che dedica il 30% delle ore alla pratica professionale. Nel corso della Regione Toscana le ore riservate alle esercitazioni  costituiscono circa il 35% del totale, mentre la Provincia di Milano riserva al tirocinio 4 ore su 10. Infine, il percorso formativo elaborato dalla Regione Liguria dedica alla pratica professionale esattamente la metà del tempo.

In alcuni casi è previsto che le ore di tirocinio possano essere sostituite dal lavoro svolto presso le famiglie. In Toscana le 80 ore di stage possono essere riconosciute come credito in ingresso, qualora l'allievo abbia svolto attività di assistenza, opportunamente documentata e accertata, per il medesimo numero di ore. Nel caso della Liguria, invece, le 100 ore di tirocinio possono essere sostituite da tre mesi di lavoro sotto supervisione.

Il corso toscano e quello emiliano, inoltre, ammettendo la valutazione delle competenze in ingresso (che possono essere state acquisite in campo lavorativo e/o tramite percorsi di istruzione), permettono anche una riduzione della frequenza alle lezioni in aula (11).
 
La brevità dei percorsi, a seguito del riconoscimento di competenze già acquisite, rappresenta un incentivo ad aderire alle proposte formative.

3. I contenuti
I percorsi formativi presentano differenti definizioni dei contenuti e diverse articolazioni dei contenuti stessi in aree tematiche. Anche i corsi, articolati in Unità Formative Capitalizzabili, riferite a competenze di base, trasversali e tecnico-professionali, non presentano la medesima nomenclatura. Non essendovi un linguaggio condiviso, per rendere maggiormente confrontabili i contenuti dei corsi si è cercato di ricondurli a categorie omogenee:

- Istituzionale: include lo studio della rete dei servizi socio-sanitari, delle figure professionali in essa operanti e della normativa in materia di assistenza socio-sanitaria.

- Contrattuale: comprende l'analisi dei diritti e doveri del lavoratore, della persona assistita e dei familiari, il CCNL Colf, la condizione giuridica dello straniero in Italia.

- Relazionale: accorpa lo studio della psicologia dell'anziano, le tecniche di comunicazione, le modalità relazionali, la gestione delle emozioni e la capacità di ascolto, la prevenzione e mediazione delle tensioni.

- Tecnico-operativa: include l'igiene della persona, la mobilizzazione (elementi di anatomia e fisiologia, tecniche di spostamento e sollevamento), la preparazione dei cibi e dietistica, geriatria (studio delle patologie frequenti negli anziani), nozioni di pronto soccorso, igiene domestica, governo della casa (effettuare acquisti e sbrigare pratiche burocratiche).

L'analisi evidenzia una notevole omogeneità nei contenuti dei diversi corsi. Gli elementi di differenziazione riguardano l'aspetto contrattuale e, nell'area tecnico-operativa, lo studio della geriatria, del pronto soccorso, dell'igiene domestica e del governo della casa.

Il corso della Regione Toscana è l'unico che include tutti i contenuti citati. Il corso campano e  quello della Provincia di Milano escludono un argomento ciascuno: nel primo caso si tratta dello studio della geriatria, mentre il secondo non fa cenno agli aspetti inerenti il rapporto di lavoro (contratto). Il corso del progetto "Qualificare" non affronta due argomenti afferenti all'area tecnico-operativa, ossia l'igiene domestica e il governo della casa. I corsi che escludono il maggior numero di argomenti sono quello emiliano e quello ligure, molto simili fra loro. Entrambi non contemplano l'analisi degli aspetti contrattuali e, per quanto concerne l'area tecnico-operativa, escludono lo studio della geriatria, del pronto soccorso e del governo della casa.

4. Il riconoscimento dei crediti formativi
È ampiamente diffusa la tendenza nei corsi a riconoscere crediti formativi per l'accesso a percorsi che portano a qualifiche quali ASA e OSS (12).   Il modello formativo della Provincia di Milano, ad esempio, consente l'acquisizione di 172 ore di credito formativo per l'acceso ai corsi ASA (che hanno una durata di 600 ore) (13).

L'attribuzione dei crediti formativi, insieme alla durata, rappresenta un elemento importante per l'appetibilità dei corsi. La propensione alla qualificazione da parte delle assistenti familiari è, infatti, scarsa. Le persone maggiormente interessate ad intraprendere un percorso formativo sono le donne con progetti migratori di lungo periodo, che aspirano a lavorare in struttura (case di riposo, ospedali) (14).  Questo significa che la frequenza ai corsi per assistente familiare può essere favorita dal riconoscimento di crediti formativi, ma comporta il rischio - o l'opportunità, a seconda dei punti di vista - che le assistenti proseguano il loro percorso di qualificazione, passando a servizi più strutturati. In questo caso il lavoro privato di cura rischia di rimanere scarsamente qualificato.

Se quindi, la durata limitata dei corsi favorisce la frequenza, è anche vero che più breve è il percorso formativo, meno è possibile il riconoscimento dei crediti. Appare quindi necessario trovare una formula "durata del corso/riconoscimento dei crediti" che sia sostenibile in termini di ore di frequenza richieste, ma allo stesso tempo susciti l'interesse delle assistenti familiari propense a qualificarsi.

Considerazioni conclusive
Il contenimento della durata dei corsi e il riconoscimento dei crediti formativi favoriscono la partecipazione, ma non sono sufficienti a garantire una frequenza significativa ai corsi e, di conseguenza, un'effettiva qualificazione del mercato privato della cura.

Due recenti proposte di legge per la qualificazione e il sostegno dell'attività di assistenza familiare (Regione Piemonte (15)  e Provincia Autonoma di Trento (16) ) si muovono nella direzione di includere i corsi all'interno di un più ampio sistema di regolazione del mercato privato delle cure a domicilio.  Entrambe le proposte riconoscono l'attività di assistenza familiare quale parte integrante del sistema dei servizi socio-assistenziali e prevedono:
a) percorsi formativi per le assistenti;
b) momenti di formazione rivolti agli operatori dei servizi e alle famiglie;
c) la creazione di elenchi di assistenti qualificate;
d) forme di sostegno economico vincolate alla regolare assunzione della lavoratrice e alla sua iscrizione negli elenchi.

Il modello trentino prevede esplicitamente la figura del tutor domiciliare che, su richiesta dell'assistente, dell'assistito, o della famiglia, affianca la lavoratrice durante l'ingresso in famiglia e in eventuali momenti di difficoltà. Nelle due proposte di Legge, alla preparazione degli operatori si affiancano attività informative rivolte alle famiglie, tese a fornire conoscenze di carattere lavoristico/giuridico e, soprattutto, a favorire un positivo rapporto con l'assistente. La formazione delle assistenti familiari (17), secondo i due modelli, rappresenta il requisito per l'iscrizione negli elenchi territoriali e la condizione per ottenere del sostegno economico da parte delle persone bisognose di cura.

L'analisi  svolta, evidenzia elementi di convergenza e di divergenza. Le convergenze riguardano soprattutto i contenuti formativi, che presentano molti punti in comune, come abbiamo visto. Le differenze riguardano innanzitutto la durata, rispetto a cui la tendenza sembra essere sempre più verso la contrazione del numero di ore, e il riconoscimento professionale che i corsi offrono. Tale riconoscimento ancora molto raramente si collega con il sistema delle professioni esistente e con la definizione di nuovi profili. Di qui, molte delle difficoltà, per esempio nel reperire assistenti familiari interessate a formarsi, perché risultano poco chiari i benefici attesi.

La qualificazione delle assistenti familiari potrà aumentare di efficacia, e suscitare l'interesse degli attori coinvolti, se inserita in un sistema più ampio di regolazione del mercato della cura, che comprenda anche il sostegno economico (vincolato alla regolarità del rapporto di lavoro e alla qualità dell'assistenza erogata) e l'accompagnamento da parte dell'ente locale, non solo nella fase di ricerca del lavoro (attraverso l'albo o elenco), ma anche durante lo sviluppo del rapporto di lavoro (supervisione).


> TAVOLA SINOTTICA dei percorsi formativi analizzati  <


Note

Si invitano i lettori di "Qualificare" a segnalarci iniziative formative ulteriori a quelle qui esaminate; ciò potrà alimentare una "mappatura" dei percorsi in atto, che potremo mettere online sul nostro sito.

1.  Il Friuli Venezia Giulia ha previsto un sostegno economico in favore di persone non autosufficienti, vincolato alla formazione dell'assistente familiare; non sembra, tuttavia, che siano stati definiti a livello regionale i contenuti e l'articolazione dei programmi formativi.
La Valle d'Aosta nell'ambito del "Servizio di assistenza alla vita indipendente", rivolto alle persone disabili adulte, lega l'erogazione di un voucher all'assunzione di un'Assistente personale formata, iscritta negli appositi elenchi. La figura dell'Assistente personale ed il suo iter formativo sono stati riconosciuti nel 2003 (D.G.R. 2206).
2.  D.G.R. 2843/2003.
3.  D.G.R. 924/2003.
4.  D.G.R. 287 del 31/3/2006.
5.  Delibera di Giunta Provinciale 807/2006.
6.  Codice IT-G2-LOM-006.
7.  Decreto Dirigenziale 7197 del 18/12/2002.
8.  D.G.R. 903/2005.
9.  Decreto 6219 del 19/12/2006.
10. Nella Delibera emiliana non è indicato il numero preciso di ore dedicato alle esercitazioni pratiche.
11. La Delibera ligure 287/2006 affida a un successivo atto la decisione di riconoscere crediti formativi in ingresso.
12. Per quanto concerne la Campania e la Toscana, non è stato possibile recuperare informazioni in merito all'eventuale riconoscimento dei crediti.
13. La sottoscrizione dell'accordo fra la Provincia di Milano e il Comune di Sesto San Giovanni ha permesso, a posteriori, di certificare le competenze acquisite dalle partecipanti al corso, ai fini del riconoscimento dei crediti formativi.
La descrizione approfondita del modello formativo della Provincia di Milano si trova in: C. Minoia, G. Arosio, "La Provincia di Milano e il lavoro di cura domiciliare per anziani", Prospettive Sociali e Sanitarie, n. 14, 2006.
14. D. Mesini, S. Pasquinelli, G. Rusmini, "Il lavoro privato di cura in Lombardia", 2006, http://www.qualificare.info/index.php?id=92
15. Proposta di Legge Regionale n. 394 , presentata il 12 gennaio 2007.
16. Disegno di Legge 22 giugno 2006, n. 172.
17. Nella proposta piemontese i corsi per le assistenti familiari, organizzati dagli enti accreditati dalla Regione,  avrebbero una durata di 100 ore, e favorirebbero l'eventuale proseguimento del percorso per il conseguimento di altre qualifiche professionali. Il Disegno di Legge trentino affida la precisazione dei contenuti, della durata e delle modalità di svolgimento dei corsi, ad un successivo regolamento.


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