Ricerche

Non autosufficienza: cala l’utenza dei servizi
Nel primo decennio del Duemila, in Italia, la percentuale di anziani raggiunti dall’assistenza pubblica per la non autosufficienza è aumentata, in un’epoca segnata da una complessiva espansione quali-quantitativa del sistema. I dati più recenti, invece, evidenziano una tendenza alla diminuzione dell’utenza, ad eccezione dell’Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) sostenuta nelle regioni meridionali dagli incentivi economici del Fondo per lo sviluppo e la coesione. Il Quinto Rapporto sull'assistenza agli anziani non autosufficienti in Italia, a cura del Network Non Autosufficienza, mette in luce che fra il 2011 e il 2012 gli anziani utenti dei Servizi di assistenza domiciliare di titolarità dei comuni (SAD) sono passati dell’1,4 all’1,3%, confermando una tendenza al calo iniziata prima rispetto agli altri interventi, ed accentuata dalle difficoltà finanziarie dei comuni e dal massiccio ricorso alle badanti da parte delle famiglie. Rispetto ai servizi residenziali, i nuovi dati mostrano come fra il 2009 e il 2012 la percentuale di ultra65enni ospiti in strutture socio-assistenziali e socio-sanitarie sia progressivamente diminuita dal 2,5% al 2,1%. Infine, gli anziani beneficiari dell’indennità di accompagnamento, cresciuti fino a raggiungere il 12,7% nel 2010, sono successivamente calati al 12,0% nel 2013.
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Luci ed ombre nel ricorso ai servizi per malati di Alzheimer
Aumenta l’età media dei malati di Alzheimer e dei loro caregiver. È uno dei risultati dell’indagine campionaria realizzata da AIMA e Censis, con il contributo di Lilly, che riprende e aggiorna analoghi studi realizzati nel 1999 e nel 2006. Fra i malati, il 65,9% sono donne e l’età media è di 78,8 anni (erano 73,6 anni nel 1999 e 77,8 nel 2006). I caregiver hanno un’età media di 59,2 anni (contro 53,3 anni nel 1999 e 54,8 nel 2006) e rispetto a una decina d’anni fa è sono aumentati i pensionati ed è triplicata la percentuale dei disoccupati (3,2% nel 2006 e 10,0% nel 2015). Il nuovo studio ha messo in luce un minore ricorso a tutti i servizi per l’assistenza e la cura dei malati di Alzheimer, in particolare l’assistenza domiciliare integrata (dal 6,1% all’11,0% fino all’attuale 9,5%;) e i centri diurni (dall’8% circa al 24,9% per ritornare al 12,5%). Per quel che concerne alcuni servizi socio-assistenziali di tipo innovativo (tra i quali gli Alzheimer Caffè, i centri per la terapia occupazionale, i laboratori di stimolazione cognitiva, le palestre), considerati solo in questa ultima indagine, emerge che il 20,8% dei malati riesce a frequentarne almeno uno, soprattutto tra chi risiede al Nord. Decisamente più ampio è il ricorso all’assistenza privata fondata sul sostegno degli assistenti familiari, anche se in leggero calo (dal 40,9% del 2006 al 38,0% nel 2015).
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On line la nuova edizione dei Rapporti sulle comunità migranti (2015)
Il del Lavoro e delle Politiche Sociali, con il supporto di Italia Lavoro, ha aggiornato i Rapporti sulle 16 principali comunità migranti presenti in Italia. Gli studi, giunti alla loro quarta edizione, analizzano, attraverso dati provenienti da numerose fonti istituzionali ed amministrative, le principali dimensioni dell’inclusione sociale e lavorativa dei migranti. In particolare vengono proposte i dati statistici più aggiornati relativi alla ricostruzione del fenomeno migratorio nel suo complesso, nonché le caratteristiche socio-demografiche di ogni comunità, la presenza dei minori ed i relativi percorsi di istruzione e formazione, l’inserimento occupazionale, le politiche di welfare ed i processi di integrazione. Fra le comunità indagate, ve ne sono alcune particolarmente significative per quanto attiene il lavoro privato di cura: ecuadoriana, moldava, peruviana e ucraina.
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