di Cristina Belardi e Anna Maria Ajello – Università di Roma ‘Sapienza’
Maggio 2013
Il progetto ‘I Care’
[1] ha promosso il trasferimento di procedure di riconoscimento e validazione delle competenze informali e di messa in trasparenza delle qualifiche con particolare riferimento ai così detti “white jobs”. In Italia e in Romania, due dei paesi partner del progetto, il mercato del lavoro è particolarmente selettivo mentre il contesto è caratterizzato da un invecchiamento progressivo della popolazione. Si è venuto così a creare il problema della necessità di disporre di lavoratori qualificati e competenti, aggravato da una mancanza di adeguatezza dei sistemi di qualificazione, dalla difficoltà di creare le condizioni per far emergere dal mercato nero la manodopera attiva in ambiti professionali specifici -come quelli dedicati alla cura delle persone-, e dalla necessità di un’offerta formativa e dispositivi di riconoscimento specifici per i lavoratori di tale settore i quali, spesso scarsamente qualificati, acquisiscono sul lavoro competenze significative che tendono a restare tacite perché le procedure vigenti di certificazione non ne consentono riconoscimento e valorizzazione.
Per affrontare tali problematiche, ‘I Care’ ha promosso il trasferimento della metodologia del portfolio elettronico (sviluppata durante il progetto TIPEIL
[2]) agli operatori dei CPI delle Province partner: una metodologia che consente di rendere visibili le competenze formali ed in informali mediante l’inserimento di prove di tipo diverso (testi, foto, riprese video), al fine di mostrare il complesso di competenze di cui un soggetto è titolare, evidenziando la ricchezza di esperienze e capacità acquisite nei diversi contesti della vita. Il progetto ha inoltre sostenuto lo sviluppo di un Modello di valutazione e certificazione delle competenze, valorizzando la metodologia del portfolio elettronico e integrandola con gli strumenti e i metodi attualmente adottati presso i CPI italiani e rumeni, e facendo riferimento ai sistemi classificatori regionali e nazionali presenti nei due paesi e all’EQF. I membri del Comitato di Indirizzo del progetto hanno concordato di sviluppare gli standard di competenze dell’Assistente familiare, necessari a realizzare il percorso di valutazione e di certificazione, in quanto, come si è già detto, si tratta di una figura professionale fortemente richiesta dal mercato del lavoro, ma che non è stata ancora normata da tutte le Regionali italiane. Il modello di certificazione sviluppato durante il progetto può in ogni caso essere adottato anche per certificare le competenze di figure diverse da quella dell’assistente familiare.
Il modello di validazione si articola in cinque fasi: la Fase 0 di ‘Accoglienza e informazione’, durante la quale viene illustrato il processo di valutazione e certificazione delle competenze da esperienza al cittadino interessato; la Fase 1 di ‘Apertura del dossier di validazione’ nella quale l’operatore analizza gli apprendimenti e le competenze del cittadino che si candida ad ottenerne la certificazione, per proseguire con la successiva Fase 2 di ‘Identificazione delle competenze’ rispetto alle quali è possibile richiedere la certificazione perché provate dalle evidenze raccolte all’interno del portfolio elettronico del candidato. Durante la Fase 3 di ‘Accertamento e valutazione’ i valutatori analizzano il portfolio e decidono se attribuire o meno la certificazione delle competenze richiesta dal candidato; tale certificazione, in caso di giudizio positivo dei valutatori, viene rilasciata dall’ente pubblico a ciò deputato durante la Fase 4 di ‘Attestazione e certificazione’. Il modello ripropone le fasi previste dal Decreto Legislativo 16/01/2013 n. 13 che ha recentemente definito le norme generali e i livelli essenziali delle prestazioni per l'individuazione e validazione degli apprendimenti non formali e informali nell’ambito del sistema nazionale di certificazione delle competenze.
Gli attori principali del processo di certificazione sono quattro, primo tra tutti il cittadino che si candida ad ottenere la certificazione delle competenze. In secondo luogo gli orientatori dell’organizzazione pubblica o privata all’interno della quale ha luogo il processo di messa in trasparenza e di valutazione delle competenze. Un ruolo cruciale nel processo è ricoperto dal valutatore che analizza, singolarmente o in collaborazione con i membri di una commissione, le evidenze prodotte dal candidato per decidere se attribuire o meno la certificazione delle competenze al candidato stesso. Infine, l’attore che interviene al termine dell’intero percorso è l’ente pubblico deputato a rilasciare la certificazione sulla base dei giudizi attribuiti dai valutatori, così come previsto dal decreto legislativo sopra citato.
Una piattaforma web supporta la gestione del processo di valutazione e certificazione delle competenze, consentendo ai vari attori l’accesso a specifiche ‘sezioni’ e l’utilizzo di specifici strumenti sviluppati nell’ambito del progetto ‘I care’, quali il portfolio elettronico in cui inserire le evidenze delle competenze ovunque acquisite dal candidato che richiede la certificazione, e gli standard delle competenze dell’Assistente Familiare.
Il modello brevemente descritto costituisce l’esito della ricerca condotta dalle scriventi durante il progetto ‘I Care’, e di precedenti ricerche e sperimentazioni condotte dalle stesse sulle caratteristiche delle competenze acquisite nei contesti di vita quotidiana e sui modi di rendere visibili e di dare conto di tali tipi di competenze. In particolare il portfolio elettronico sviluppato in ‘I care’ costituisce una versione successiva di quello messo a punto durante il progetto ‘TIPEIL’: le modifiche apportate alla struttura e alle funzioni di quest’ultimo (come ad esempio la possibilità di consentire l’accesso da parte di chiunque in remoto previo consenso del candidato, e le diverse categorizzazioni delle prove delle competenze) miravano a rendere tale strumento utile non soltanto a rendere visibili le competenze del candidato, ma anche a facilitare il confronto tra le competenze del candidato (per le quali è richiesta la certificazione) con gli standard di competenze rispetto ai quali il candidato viene valutato. Nell’architettura del modello, e negli strumenti messi a punto per sostenere gli orientatori ed i valutatori che utilizzeranno il modello durante il processo di certificazione delle competenze, è possibile riconoscere i costrutti della psicologia culturale (Cole, 1996) inerenti l’apprendimento e la valutazione cui le autrici hanno fatto riferimento.
Riferimenti
Ajello A. M., Belardi C., 2007, Valutare le competenze informali. Il portfolio digitale, Roma, Carocci.
Belardi C., Valutare e certificare le competenze in prospettiva socioculturale: il Modello “I CARE”, AGR, Ripalimosani, 2012
Ajello A. M., Belardi C., 2005, Making non-formal and informal learning visible through digital portfolios, in “Trading Up: Potential and Performance in non-formal learning”, Lynne Chisholm e Bryony
Hoskins, a cura di, Council of Europe Publishing, Strasbourg.
CEDEFOP, 2009, European guidelines for validating non formal and informal learning, CEDEFOP, Luxembourg: Office for Official Publications of the European Communities
Cole M., 1996, Cultural Psychology, Cambridge-London, Belknap
[1] Il progetto è stato promosso dall’Associazione TECLA e finanziato dal Programma Life Long Learning – Leonardo da Vinci, ed ha coinvolto organismi scientifici italiani, inglesi e olandesi (rispettivamente, l’Università di Roma Sapienza, l’Institute of Education di Londra e Cofora dei Paesi Bassi), le Province di Brescia, Campobasso e Pisa, e l’Agenzia per l’Impiego della Contea di Bistrita-Nasaud in Romania www.projecticare.eu.