Ricerche

“Rapporto mondiale Alzheimer. L’impatto economico della demenza”
Il costo mondiale della demenza ammonta nel 2010 a 604 miliardi di dollari, per un totale di 35,6 milioni di persone affette da questa malattia. I costi, di cui il 70% si verifica nell’Europa Occidentale ed in Nord America, sono attribuiti all’assistenza “informale” (assistenza non rimborsata sostenuta da famiglie ed altri), costi diretti di assistenza sociale (fornita da operatori della comunità, e in strutture residenziali) e costi diretti dell’assistenza sanitaria (costi per il trattamento della demenza e patologie simili in strutture sanitarie). I costi dell’assistenza “informale” ed i costi diretti dell’assistenza sociale contribuiscono in proporzioni simili al totale dei costi (42%), mentre i costi sanitari diretti sono di gran lunga inferiori (16%).
Alla luce delle dimensioni di questo fenomeno, il Rapporto mondiale Alzheimer 2010 invita i governi a sviluppare piani nazionali per affrontare le conseguenze sociali e sanitarie della malattia e ad aumentare le risorse economiche per la ricerca.
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Da: Alzheimer.it  

“Dare casa alla sicurezza”
Sono 2 milioni 412 mila le famiglie che ricorrono ai servizi dei collaboratori domestici, arrivati nel 2009 a quota 1 milione 538 mila, di cui quasi il 40% irregolari. Secondo la ricerca condotta dal Censis su un campione di 997 lavoratori domestici, ben il 44,3% dichiara di avere avuto almeno un incidente sul lavoro nell’ultimo anno. In quattro casi su cinque (84,4%) si sono verificate delle conseguenze fisiche, principalmente contusioni o lussazioni (29,5%), ferite (20,8%) e ustioni (18,8%). Per i lavoratori stranieri, tra le possibili motivazioni dell’incidente, vi sono le difficoltà linguistiche, che non solo inficiano la capacità di leggere eventuali istruzioni sulla sicurezza e l’utilizzo di prodotti e apparecchi, ma anche di comprendere quelle che vengono date a voce, dai datori stessi o da altri soggetti. Alla domanda sul grado di comprensione di istruzioni ed etichette, solo il 37,7% dei lavoratori di origine immigrata dichiara di capirne completamente il significato, mentre il 15,3% una piccola parte o nulla.
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“Il lavoro delle donne in Italia: osservazioni e proposte”
Lo studio del Cnel sul lavoro femminile in Italia dedica un paragrafo al lavoro delle donne immigrate. I dati riportati mostrano che le straniere residenti in Italia sono quasi due milioni. Una netta presenza femminile si evidenzia tra i cittadini provenienti dall’Ucraina (oltre 80%), Polonia, Moldavia (oltre il 60%), Perù, Ecuador e Filippine. Il settore della cura e delle attività domestiche offre facili opportunità di impiego per le straniere, ma i contratti di lavoro spesso non sono regolari, e le lavoratrici straniere risultano poco tutelate. Nel 2008 risultavano registrate regolarmente all’INPS 300mila lavoratrici, con una diminuzione del 20% rispetto alla regolarizzazione del 2002. Lo studio sottolinea che molte collaboratrici familiari e badanti straniere affidano la cura dei propri bambini e anziani, nel paese d’origine, a parenti oppure a collaboratrici a più basso costo. Si crea così una sorta di “catena globale dell’assistenza”, fenomeno simile a quanto avviene per le immigrate qualificate, come le infermiere, veri e propri cervelli in fuga dai paesi d’ origine.
Per quanto riguarda le lavoratrici italiane, il rapporto segnala fra gli ostacoli all’entrata e alla permanenza nel mercato del lavoro la carenza dei servizi di cura per la prima infanzia per quanto riguarda le generazioni più giovani, e di servizi per l’assistenza degli anziani non autosufficienti per quanto riguarda le over 50.
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