di Raffaella Sarti e Elena De Marchi - Università di Urbino “Carlo Bo” e Università di Milano
Novembre 2009
Molti giudicano oggi le assistenti familiari un sostegno indispensabile, o quasi, per le famiglie italiane. Senza dubbio, nella situazione attuale, lo sono. Ragionando in termini generali non è affatto ovvio, però, che l’invecchiamento della popolazione debba tradursi in un aumento della domanda di assistenti familiari private. In Italia si registra una forte tendenza in tal senso per l’insufficiente offerta di assistenza pubblica, il desiderio di mantenere l’anziano a casa sua, la facilità di trovare una/un assistente familiare.
Ma se la crescita del mercato dei servizi privati è legata (anche) all’insufficienza dei servizi pubblici, l’attore pubblico, da qualche anno, da un lato sfrutta questo mercato per risparmiare, dall’altro cerca di limitarne le storture. Assistiamo così a una vivace ma disordinata fioritura di iniziative a livello locale, iniziative che vari studiosi e policy maker sentono l’esigenza di conoscere. Datale esigenza è nata la ricerca di cui qui presentiamo qualche risultato[1].
Abbiamo analizzato i servizi permanenti offerti dalle regioni agli anziani e i progetti in corso di sperimentazione o appena terminati.
I servizi permanenti sono prevalentemente di tre tipi: le RSA pubbliche (residenze socio-assistenziali), l’assistenza domiciliare e i centri di assistenza diurni. Ogni regione ha normative specifiche in materia. Inoltre le modalità di accesso ai servizi sono spesso regolate da province e comuni. Anche il numero degli anziani che ne usufruiscono varia: meno dello 0,3% degli ultra 65enni in Abruzzo, Sicilia e Calabria; il 3-4% in Provincia di Bolzano[2]. In alcuni contesti non mancano altre forme di assistenza, come le comunità alloggio per anziani autosufficienti o, per persone autosufficienti ma bisognose di costanti cure mediche, gli alloggi protetti, dotati di portierato sociale, con affitto sociale comprensivo di cure mediche.
Accanto ai servizi permanenti, ci sono numerosi progetti che, spesso, riguardano proprio il mercato privato dell’assistenza che qui ci interessa. Ne abbiamo “mappati” più di una settantina, ma sicuramente sono più numerosi, poiché abbiamo tenuto conto solo di quelli di cui si trovano informazioni online e che vedono coinvolti o un territorio ampio o gruppi di comuni medio-piccoli riuniti in consorzi o grandi città, oppure – ancora – sperimentazioni significative (come i progetti pilota). Questi progetti nel 90% circa dei casi sono ancora attivi. Di alcuni sono stati resi pubblici i risultati dei primi anni.
Anche nel caso dei progetti non c’è alcuna omogeneità. Ci sono regioni come la Liguria, la Puglia e la Sardegna che hanno un progetto con parametri uniformi per tutto il territorio regionale, anche se da svilupparsi nelle sedi locali. In altre regioni, invece, come la Lombardia, diversi progetti, finanziati da differenti istituzioni, si sovrappongono, pur offrendo sostanzialmente lo stesso tipo di servizio.
La maggior parte dei progetti ha come finanziatore, o come finanziatore principale (molti sono finanziati da più enti), la regione. Altri enti coinvolti sono il Fondo sociale europeo (in particolare nei progetti Equal), le province (es. Un euro all’ora della Provincia di Siena), i comuni (es. Insieme si può, finanziato dal Comune di Roma), lo Stato, in particolare i Ministeri delle Pari Opportunità e del Lavoro (es. i progetti Filo diretto e Si cura della Regione Liguria, finanziati dal Ministero delle Pari Opportunità).
I servizi offerti sono sostanzialmente di quattro tipi, e molti progetti ne prevedono più di uno: