di Cristina Mazzacurati - Master in Studi Interculturali, Universitą di Padova
Dicembre 2005
Secondo una stima prudente, le badanti che lavorano attualmente in Italia, con regolare permesso di soggiorno, sarebbero circa 180.000. Interpellati di recente, diversi testimoni privilegiati concordano nell'affermare come il numero delle donne che svolgono lavoro di cura e sono prive di un regolare titolo di soggiorno sia pari, se non superiore, a questa cifra.
Quali sono le ragioni del dilagare del fenomeno dell'irregolarità del mercato del care privato?
Come ci siamo arrivati
Come noto, la legislazione in materia d'immigrazione nasce dall'idea di governare i flussi di ingresso a partire dalle esigenze del mercato del lavoro locale, tramite un meccanismo di programmazione delle quote annuali. L'analisi della gestione dei flussi per lavoro domestico e assistenza agli anziani dimostra come questa concezione, già discutibile di per sé, sia venuta meno ai suoi stessi presupposti.
Dopo la grande sanatoria del 2002, che ha consentito l'ingresso nel mercato del lavoro regolare di ben 130.000 badanti e di 210.000 colf, i flussi di ingresso per lavoro domestico sono stati sottostimati, se non ignorati. I decreti flussi 2003 e 2004 non prevedevano alcuna quota riservata al settore dell'assistenza, mentre per accedere alla chiamata nominale di un lavoratore extra-comunitario era necessario possedere un reddito superiore ai 47.000 euro annui. Una cifra ovviamente inaffrontabile per molti datori di lavoro, famiglie e anziani. Il decreto flussi 2005 ha dimostrato una maggiore attenzione: sono state programmate 15.800 quote riservate al lavoro domestico e all'assistenza, mentre il requisito di reddito è stato abbassato a una cifra pari a due volte il salario corrisposto alla lavoratrice.
Nonostante questa modifica sia stata emanata in extremis, a pochi giorni della pubblicazione del decreto flussi sulla gazzetta ufficiale, ed è dunque plausibile che solo una parte delle famiglie ne fosse al corrente, le richieste di chiamata nominale per lavoro domestico e assistenza sono state 56.395. I dati appena esposti evidenziano come il decreto flussi 2005, che costituisce comunque un passo avanti rispetto ai due emanati negli anni precedenti, ignori due richieste di assunzione su tre, lasciando un numero cospicuo di anziani, famiglie e lavoratrici nella condizione di violare quotidianamente la legge.
La Bossi-Fini ha inoltre introdotto due importanti modifiche alla legislazione precedente che hanno provocato un aumento degli ingressi irregolari. Mi riferisco alle limitazioni al diritto al ricongiungimento familiare e all'abolizione dell'istituto dello sponsor.
Con la legislazione precedente il "naturale" costruirsi delle catene migratorie avrebbe infatti trovato uno sbocco legale nella possibilità di ricongiungere o sponsorizzare l'arrivo di figlie maggiorenni, madri, sorelle, amiche e conoscenti. Questi "ricongiungimenti" avvengono di fatto anche attualmente, ma tramite canali che sono a un tempo illegali e onerosi.
Il caso della Moldavia
A titolo di esempio riporto alcuni dati recenti, che riguardano una tra le principali nazioni di provenienza delle donne impiegate nel mercato dell'assistenza privata in Italia, la Repubblica di Moldova:
- Nel 2003 un "passaggio" dalla Moldavia all'Italia aveva il già considerevole costo di 2.500 euro, cifra che comprendeva l'acquisto presso agenzie specializzate del visto turistico e del viaggio. Nel 2005, a seguito della serrata nella concessione dei visti turistici da parte delle autorità consolari italiane, il prezzo di un passaggio verso l'Italia è salito a 4.000 euro e, per la prima volta nel caso della Moldova, si sta assistendo ad un picco di arrivi di clandestini che attraversano le frontiere illegalmente, privi di qualunque titolo di soggiorno.
- I cittadini moldavi regolarmente residenti in Italia al 31/12/04 erano 37.971; secondo uno studio della delegazione moldava dello IOM (International Organisation for Migration) nello stesso 2004 il numero complessivo dei residenti era di 64.087, con un tasso di irregolarità pari al 41%.
- Nel 2005 nell'ambito del decreto flussi una sola richiesta di assunzione di cittadini moldavi su cinque verrà accolta. Per la Moldavia era prevista infatti l'assegnazione di 2.500 quote mentre le richieste di chiamata sono state 13.847.
L'incremento degli ingressi clandestini e irregolari, nonostante i costi sempre più elevati e la crescente difficoltà a trovare una collocazione in un mercato del lavoro ormai da tempo saturo, confermano lo spessore di una spinta migratoria che le sole politiche di chiusura e repressione faticheranno sempre più a controllare. Per comprendere la consistenza del fenomeno è naturalmente indispensabile riferirsi alle condizioni dei paesi di origine.
Sempre in relazione alla Moldavia riporto i seguenti dati:
- La Repubblica Moldova è attualmente lo stato più povero d'Europa, con un salario medio di 60 euro mensili e il 82% delle popolazione che vive sotto la soglia di povertà.
- Secondo la stima di diversi organismi istituzionali, un quarto della popolazione attiva della Moldova, 600.000 persone circa, lavora all'estero.
- Si prevede che nel 2005 le rimesse dei 600.000 migranti moldavi raggiungeranno il miliardo di euro; cifra che costituisce da sola la metà dell'intero PIL nazionale, ma che soltanto per il 4% verrà investita in attività produttive.
Credo che questi dati siano sufficienti a delineare un contesto in cui il processo migratorio, lungi dall'essere un fattore di sviluppo per l'economia nazionale, produce una dipendenza collettiva dalle risorse guadagnate all'estero, utilizzate sia per assicurare la sussistenza e sia come surrogato alle garanzie del dismesso welfare socialista (sanità, istruzione, sistema pensionistico ecc.). La mancanza di prospettive per il futuro ha determinato in questi anni un significativo prolungamento dei progetti migratori ma anche, come abbiamo visto, l'arrivo sempre più consistente di nuovi migranti irregolari e clandestini.
E quindi...
Queste considerazioni possono essere, naturalmente con alcune correzioni, estese alle altre nazionalità protagoniste del mercato dell'assistenza privata in Italia.
Ucraine, rumene, ecuadoriane, peruviane, filippine continueranno a raggiungere parenti e amiche e ad affrontare periodi più o meno lunghi di clandestinità, nonostante i notevoli costi del viaggio e la minore ricettività del mercato del lavoro locale. Per i nuovi migranti infatti la presenza di una diaspora consolidata su un determinato territorio rappresenta un elemento determinante nella scelta della meta del progetto migratorio.
I punti fin qui sinteticamente delineati descrivono solo alcune delle cause dirette del diffondersi dell'irregolarità tra le badanti. Si tratta, come evidente, di elementi tra loro eterogenei e su cui è difficile pensare di poter agire direttamente, ma da cui è impossibile prescindere qualora si voglia impegnarsi nella progettazione di interventi di regolazione del complesso mercato delle assistenza privata in Italia.
Fonti:
http://www.governo.it/GovernoInforma/ Dossier/flussi_2005/circolare250105.pdf
http://demo.istat.it/str2004/
http://stranieriinitalia.com/briguglio/immigrazione-e-asilo/2005/febbraio/dpcm-17-12-04-flussi-extra.html
http://www.stranieriinitalia.com/briguglio/immigrazione-e-asilo/2005/settembre/tabelle-flussi.html
http://www.stranieriinitalia.it/news/flussi23set2005.htm#dati
http://www.migratie.md/ru.html
http://hdr.undp.org/reports/global/2004/