A colloquio con Costanzo Ranci
Maggio 2009
Tutelare la non autosufficienza. Una proposta di riforma dell’indennità di accompagnamento: questo il titolo del libro - pubblicato da Carocci - curato da Costanzo Ranci, docente di Sociologia e responsabile del Laboratorio di Politiche Sociali del Politecnico di Milano. Gli abbiamo rivolto alcune domande.
Qualificare: Come nasce questo libro?
Ranci: La non autosufficienza è un problema grave nel nostro paese e le misure di tutela pubblica esistenti, cioè fondamentalmente l’indennità di accompagnamento, non sono adeguate a farvi fronte. La discussione sulle misure di tutela nei confronti della non autosufficienza, in Italia, si è molto concentrata sulla costituzione di un nuovo Fondo, ignorando il fatto che un’allocazione significativa di risorse è rappresentata proprio dall’indennità di accompagnamento e che una duplicazione degli interventi non è sostenibile.
La ricerca costruisce la base informativa ed offre delle simulazioni attraverso cui si cerca di dimostrare la fattibilità di una riforma dell’indennità di accompagnamento. Il punto di partenza è la constatazione che tale misura, inizialmente destinata soprattutto agli adulti disabili, è oggi in Italia l’unico strumento finalizzato a sostenere l’attività di cura necessaria alle persone non autosufficienti. L’indennità ha introdotto nella nostra legislazione sociale un criterio universalistico, non essendo soggetta ad alcuna prova dei mezzi ed essendo accessibile a qualunque cittadino italiano sulla base del livello di non autosufficienza. Tale impianto può quindi costituire la base per introdurre un miglioramento dell’attuale sistema di tutela pubblica della non autosufficienza.
Qualificare: Qual è il messaggio principale di questo libro?
Ranci: Il messaggio è: riformare l’indennità di accompagnamento è possibile, bisogna estendere, intensificare e prevedere una complementarietà tra cash and care. Questa misura, infatti, presenta alcune criticità. In primo luogo, non copre tutte le forme di non autosufficienza, perché è nata dentro un disegno diverso, quindi è necessario ridiscuterne i criteri di accesso. In secondo luogo, è una misura flat, cioè attribuisce lo stesso tipo di beneficio indipendentemente dal livello di disabilità, mentre nel resto d’Europa esiste una graduazione: è quindi importante introdurre un sistema di graduazione che vada ad aumentare l’entità del beneficio per le forme di disabilità più grave. Infine, un terzo punto importante è quello di cercare progressivamente di spostare la misura dal solo trasferimento monetario alle famiglie ad un utilizzo finalizzato anche a ricevere servizi.
Qualificare: Quali sono oggi le priorità delle politiche per gli anziani nel nostro paese?
Ranci: Bisogna proteggere alcune categorie che non sono tutelate, soprattutto quelle della non autosufficienza psichica. Bisogna offrire benefici maggiori per le disabilità più gravi, che oggi sono poco protette e che aumentano a causa dell’invecchiamento progressivo della popolazione e bisogna riuscire a superare l’eccessiva impostazione monetaria, introducendo delle forme che consentano di aggiungere un’offerta di servizi ai benefici economici. All’interno di questo sistema potrebbero essere inserite forme di sostegno all’attività di cura prestata in forma regolare da assistenti familiari.
Qualificare: In un contesto federalista, quale ruolo dovrebbe ricoprire lo Stato, in relazione a quello giocato dalle Regioni?
Ranci: L’indennità di accompagnamento è una misura nazionale, che fa riferimento alla definizione di un livello essenziale di competenza dello Stato. L’indennità riformata potrebbe essere attuata attraverso una forma di compartecipazione finanziaria dello Stato e delle Regioni, come peraltro avviene in Francia. Le Regioni potrebbero predisporre dei programmi a complemento o a miglioramento dei livelli essenziali garantiti dall’indennità. Esse, inoltre, avrebbero un forte ruolo promozionale e regolativo, soprattutto per quanto riguarda la gestione della componente care della misura (ossia l’offerta di servizi).