di Sergio Pasquinelli - Istituto per la Ricerca Sociale, Milano
Dicembre 2008
E’ nel mese di maggio che si è iniziato a parlare di una sanatoria per colf e badanti. Ora abbiamo il risultato di quella discussione: una regolarizzazione – perché questo è il decreto flussi – destinata in larga misura a loro: 105 mila nulla osta sui 150 mila totali.
Perché soprattutto loro? Difficile trovare una risposta formale, facile intuirla: è il pezzo di immigrazione che entra nelle nostre case, cura i nostri anziani, è il lato “buono” di chi arriva dall’estero, con progetti di insediamento più o meno stabile nel nostro paese.
E gli altri? Le decine e decine di migliaia di immigrati che lavorano sodo e che reggono la struttura produttiva di interi comparti (pensiamo all’edilizia, per dirne uno)? Le briciole, non sono evidentemente meritevoli. Lo stesso approccio che caratterizza un modo di intendere gli aiuti ai poveri: che devono andare a chi è meritevole, socialmente accettato, a chi non ha colpa se si trova in quella condizione.
E’ un atto profondamente discriminatorio il decreto flussi 2008, perché stabilisce ideologicamente chi merita di uscire dalla irregolarità, con il risultato atteso di togliere dall’imbarazzo decine di migliaia di famiglie che si trovano “la clandestina in casa”.
Ed è un atto che avrà il fiato corto. Su la
www.lavoce.info ho stimato alcuni mesi fa gli effetti di una regolarizzazione pari a 100.000 nuovi nulla osta per colf e badanti, cifra pressochè uguale a quella reale. Gli effetti calcolati faranno scendere da circa il 40 al 30 per cento il tasso di irregolarità. Un risultato tutto sommato limitato, che peraltro rischia di venire meno nel giro di due-tre anni. E ciò per motivi legati alla dinamica migratoria e all’alto tasso di
turn-over delle assistenti familiari, soprattutto quelle provenienti dall’Europa dell’Est.
E’ un film già visto: la sanatoria del 2002 portò alla regolarizzazione di centinaia di migliaia di badanti, ma due anni dopo il tasso di irregolarità riprese a correre. Fino alla situazione odierna in cui, utilizzando fonti diverse, possiamo ragionevolmente stimare un tasso di irregolarità pari a quattro presenze su dieci.
Le badanti giunte negli ultimi tre anni, che abbiamo chiamato della “nuova generazione”, hanno progetti migratori di più lungo periodo rispetto a chi è arrivato otto-dieci anni fa, verso un insediamento stabile
[1]. Emerge il contrasto tra questi orientamenti e le condizioni che permettono il loro realizzarsi, decisamente contrarie perché segnate dalla irregolarità. Stare nel sommerso impedisce i ricongiungimenti, la formazione professionale, l’accesso a sportelli e servizi pubblici.
Il decreto flussi 2008 conferma i limiti di una politica migratoria che, anziché anticipare i cambiamenti, gli sta dietro, rincorrendo una realtà che non governa.
[1] S. Pasquinelli, G. Rusmini, Badanti: la nuova generazione, Milano, novembre 2008, dossier di ricerca in www.qualificare.info