Daniela Mesini - Istituto per la Ricerca Sociale (IRS), Milano
Ottobre 2005
Per fronteggiare i bisogni di cura degli anziani non autosufficienti sempre più famiglie si rivolgono al mercato privato, assumendo direttamente personale e sostenendone la spesa. Vengono impiegati prevalentemente lavoratori individuali, molti dei quali operano nell'economia sommersa, solitamente immigrati extracomunitari, le cosiddette "badanti".
Con riferimento alle regolarizzazioni, il Ministero degli Interni ha recentemente quantificato in 705.404 le domande presentate nel corso del 2003, in attuazione della Legge Bossi-Fini, di cui 694.224 quelle dichiarate ammissibili, per un totale di 634.728 lavoratori extracomunitari effettivamente regolarizzati.
Per quanto riguarda la nazionalità dei lavoratori regolarizzati, figura ai primi posti l'Est Europa con Romania (132.769 lavoratori) e Ucraina (100.135), seguite da Albania (47.060), Marocco (46.918), Ecuador (33.983), Cina popolare (32.805), Polonia (30.343), Moldavia (29.154), Perù (16.061), Egitto (14.934), India (12.792), Senegal (11.761).
Ammonterebbero a 341.121 le domande presentate per sanare la posizione di colf e badanti, pari al 48,4% del totale. Assumendo di applicare a questa sotto-categoria di lavoratori lo stesso tasso di incidenza delle posizioni effettivamente regolarizzate sul totale delle domande presentate, pari all'89,9%, si arriva a quantificare in 306.943 le colf e badanti ad oggi in possesso di regolare permesso di soggiorno, contratto di lavoro dipendente e apertura della posizione fiscale e previdenziale, corrispondenti a circa 5 aiutanti domiciliari ogni 1000 abitanti.
Purtroppo non è possibile operare un distinguo tra le lavoratrici impegnate in attività domestiche da quelle attive nella cura alle persone ed è comunque ragionevole supporre che all'atto della presentazione della domanda molti lavoratori abbiano confuso una posizione per l'altra; è anche vero che spesso le badanti chiamate a fornire assistenza ad un anziano si dichiarano "tuttofare", svolgendo in buona misura anche lavori domestici.
Altro problema non da poco riguarda il fatto che da questi dati sfuggono i lavoratori operanti nel sommerso. Prima della sanatoria alcune ricerche avevano stimato nel 43% (Fondazione Andolfi, 2003) la percentuale di occupazione straniera irregolare nel comparto dei servizi, altre addirittura nel 77% (Censis, 2002). In generale, appare verosimile stimare almeno ricompresa in un intorno del 50%, la percentuale di assistenti familiari prive di un regolare contratto di lavoro. Vero è che l'occupazione privata nell'ambito del lavoro di cura tenderà a crescere grazie al progressivo invecchiamento della popolazione, e ai ricorrenti tagli alla spesa pubblica, ma non tutti sono concordi nel ritenere che l'aumento delle regolarizzazioni in questo comparto sia direttamente proporzionale all'aumento degli occupati; secondo alcuni (Castegnaro, 2002), l'effetto della sanatoria non sarà necessariamente positivo a causa delle caratteristiche del modello immigratorio italiano, molto fluido, con frequenti avvicendamenti, e scarsamente tendente alla stabilizzazione.
Sulla base di queste informazioni, considerando tutte le cautele del caso, la stima complessiva del numero di assistenti domiciliari in Italia, regoleri e irregolari, si attesta intorno alle 450-500 mila unità.
Ma quali sono le principali caratteristiche di una assistente familiare extracomunitaria? Dall'analisi incrociata delle più recenti ricerche, locali e nazionali, sul tema emerge un profilo di donna relativamente giovane, di età inferiore ai 40 anni, generalmente coniugata, di istruzione medio-alta e per lo più di religione cristiana cattolica. Relativamente alla situazione lavorativa, la quasi totalità delle badanti operanti in Italia risulterebbe alle dirette dipendenze dell'anziano e/o della sua famiglia, mentre sarebbe trascurabile la componente di quante sono dipendenti di cooperative sociali o di agenzie di lavoro temporaneo. In media, l'orario giornaliero di assistenza si attesterebbe intorno alle 10-12 ore, corrispondenti ad una media settimanale spesso superiore alle 70 ore. Si tratta dunque di un'attività particolarmente pesante che va a coprire l'intero arco della giornata e spesso anche la notte, richiedendo dunque una estrema disponibilità in termini di tempo, flessibilità ed energie.
I compiti assolti dall'assistente familiare riguardano le attività quotidiane con una netta prevalenza per l'aiuto personale (igiene, aiuto nella mobilità, ecc.) e per l'aiuto domestico (pulizie, preparazione dei pasti, ecc.), rispetto alle commissioni esterne. E' inoltre opinione comune che spesso il contributo prestato dalla badante tenda a sconfinare in attività para-sanitarie, quali, ad esempio, la somministrazione di farmaci, la sistemazione del catetere o dell'ago della flebo, la medicazione delle piaghe da decubito.
Si tratta, dunque, di un fenomeno di una rilevanza crescente, sia in termini quantitativi che per caratteristiche, soprattutto a causa dell'aumento dei bisogni di cura (per numero e per complessità) a cui corrisponde una progressiva diminuzione delle risorse (pubbliche e familiari). Tuttavia, come abbiamo avuto modo di vedere, l'offerta di assistenza privata a pagamento, nonostante la sanatoria, è a tutt'oggi ampiamente deregolata: la quota di sommerso è ampia, soprattutto in considerazione della maggiore convenienza economica per le famiglie, e questo genera vari problemi di tutela delle condizioni economiche e lavorative delle assistenti familiari, di precarietà del rapporto di lavoro, di scarso livello qualitativo del servizio erogato.
Se i trend in atto appaiono difficilmente reversibili, è urgente puntare su una regolarizzazione del mercato più accessibile alle famiglie, di concerto con i servizi pubblici, che punti sulla qualificazione professionale e sulla formazione delle lavoratrici, a beneficio sia delle stesse assistenti familiari che degli anziani e dei loro care-giver.
Bibliografia
Castegnaro A. (2002), La rivoluzione occulta nell'assistenza agli anziani: le aiutanti domiciliari, in Studi Zancan n. 2.
Castegnaro C., Da Roit B. (a cura di) (2004), Chi cura gli anziani non autosufficienti? Famiglia, assistenza privata e rete dei servizi per anziani in Emilia-Romagna, Franco Angeli, Milano.
CENSIS (2002), Le reti spontanee: familiari, amicali, del dono, dei servizi privati di supporto.
Centro di Economia Sanitaria, Dipartimento Ricerche Gerontologiche - INRCA (2002), Il ruolo delle donne straniere nel lavoro di cura e di assistenza agli anziani http://www.inrca.it/CES/DIPO/
Fondazione Andolfi, ISMU (2003), Il lavoro dipendente dei cittadini extracomunitari: occupazioni e retribuzioni in Italia e in Lombardia. http://www.ismu.org/pag.asp?page=607&lang=ita
Ministero dell'Interno (2004), Regolarizzazione dei lavoratori extracomunitari, http://www.interno.it/news/pages/2003/200302/news_000017382.htm
Pasquinelli S. (2004), Badanti: tre nodi da sciogliere, in "Anziani, lavoro di cura e politiche dei servizi", monografico di Prospettive Sociali e Sanitarie, n. 17-18
Studio Come (2003), Lavoro di cura e donne immigrate. Dossier.
Questo intervento è tratto da un lavoro più ampio realizzato dell'autrice con Francesca Vanara in corso di pubblicazione in: Cristiano Gori (a cura di), Finanziamento e spesa per il long-term care in Italia e in Europa, il Mulino, 2006.