La falsa partenza

a cura di Rosemarie Tidoli - Lombardia Sociale
Novembre 2016



Intervista a Sergio Pasquinelli pubblicata su LombardiaSociale.it il 13 ottobre 2016.

Un commento sullo stato di attuazione della legge regionale n.15/2015 sul lavoro di cura a seguito dei provvedimenti attuativi recentemente emanati.


Con la DGR 5648 del 3/10/2016  Regione Lombardia ha approvato il piano delle azioni regionali e le linee guida per l’istituzione degli sportelli per l’assistenza familiare e dei registri territoriali degli assistenti familiari in attuazione della  l.r. n. 15/2015.

Abbiamo chiesto a Sergio Pasquinelli, direttore del sito www.Qualificare.info, che da anni si occupa delle tematiche inerenti il lavoro di cura e ha curato il “Primo Rapporto sul lavoro di cura in Lombardia”[1], di fare il punto della situazione sullo stato di attuazione della “legge Borghetti” dopo i recenti provvedimenti.
 
 
Come si pongono i nuovi provvedimenti rispetto alla legge 15/2015?
 
Entrambi i provvedimenti (il Piano delle Azioni e le Linee Guida) danno continuità a quanto espresso nella legge Borghetti. Infatti il Piano delle Azioni, estremamente sintetico, sostanzialmente riprende, con qualche precisazione, quanto già esposto nella normativa. Le Linee Guida, emanate con oltre un anno di ritardo, definiscono le attività degli sportelli e i registri delle badanti.
 
 
Quali criticità si possono intravvedere?
 
A mio parere si riscontrano tre ordini di problemi.
  • Le risorse destinate alle famiglie, problema già sottolineato in precedenza. Per il 2015 la legge 15 ha stanziato 700.000 euro, che non sono stati spesi e dei quali non si conosce la destinazione. Per correttezza e trasparenza, Regione Lombardia dovrebbe rendere noto quale uso ne è stato fatto. Il 2016 risulta essere un “anno buco” e del 2017 si ignora ancora tutto. Per quanto riguarda questo sostanziale aspetto, il sostegno alle famiglie, la legge 15 rimane quindi inapplicata.
     
  • Le risorse destinate alle attività degli Sportelli e ai Registri. Nelle linee guida gli Sportelli e i registri ancora da attivare negli ambiti territoriali risultano a costo zero; i Comuni dovranno provvedere con risorse proprie. Come potranno funzionare le cose, a queste condizioni?  Attività molteplici come quelle elencate[2] e aperture di 15 ore la settimana, con diramazioni in più Comuni, richiedono un lavoro di avvio non banale, che prevede un lavoro di rete e il raccordo con i numerosi soggetti impegnati nei territori sul tema, con i Servizi Sociali comunali, la gestione dei Registri, attività di informazione, ecc.  A mio parere, ipotizzando la presenza di due operatori full-time e di un coordinatore part-time per ogni ambito territoriale, oltre all’acquisto di attrezzature ecc., il costo di uno sportello va dai 60-70.000 euro annui in su. Un impegno di spesa considerevole. Gli ambiti territoriali che hanno Sportelli già attivi anziché avviarli ex-novo potranno svilupparli, sostenendo costi inferiori, ma si tratta di una minoranza. Si può quindi supporre che nuovi Sportelli si svilupperanno in modo limitato, a macchia di leopardo, un po’ come avvenuto a suo tempo con i CeAD.  Da questo punto di vista, quindi, le recenti Linee Guida sembrano essere una “falsa partenza”.
     
  • La formazione delle badanti  si ricollega ai percorsi della Dote unica lavoro definita da Regione Lombardia nel 2008, requisito per essere inserite nei registri. Tuttavia rimane il fatto che nessuno sa esattamente quante badanti siano state formate in questi anni con la Dote unica lavoro, e manca una  previsione su quante se ne intendono formare. Il percorso individuato  dal provvedimento del 2008 è relativamente lungo. Parliamo di 160 ore per il modulo base e di altre 100 per il secondo livello. Per esperienza sappiamo che queste durate non incentivano molto la domanda di formazione:  per questo sarebbe utile sapere quante persone in Lombardia hanno finora completato l’iter.
 
 
Quale valutazione complessiva può essere espressa?
 
La legge Borghetti è una delle migliori normative regionali italiane sulle badanti: peccato che la Giunta Regionale per ora non la stia applicando. I recenti provvedimenti, infatti, non forniscono alla legge le “gambe per camminare”: sembrano presentarsi più come un adempimento dovuto che come strumenti di lavoro, dotati delle risorse necessarie per tradurre il dettato normativo in realtà e per qualificare finalmente un settore pesantemente segnato dal mercato sommerso.
Paragonando la recente delibera ad una macchina, potremmo dire che è “priva di benzina” sul versante delle famiglie e degli Sportelli.
Ciò non toglie che vi siano delle previsioni utili, come la formazione regionale degli operatori di sportello e l’adozione di un unico sistema informativo.
Ma le criticità indicate richiedono interventi tempestivi, pena il rischio di ritrovarci con una bella legge regionale, rimasta inapplicata.
 
[2] Gli sportelli – ha recentemente precisato l’Assessore Brianza in un comunicato stampa – saranno istituiti presso i Comuni e serviranno per fornire un servizio informativo e di consulenza sia per i cittadini che necessitano di un servizio di assistenza, sia per coloro che intendono lavorare in qualità di assistente favorendo l’incontro tra domanda e offerta e fornendo un supporto nella gestione dell’attivazione di un rapporto di lavoro”. “ Il Registro degli assistenti familiari sarà invece istituito a livello di Ambito territoriale e conterrà tutti i dati relativi alle lavoratrici e ai lavoratori che, in possesso degli adeguati requisiti, intendono proporsi alle famiglie in qualità di assistente. Il Registro – continua – conterrà tutte quelle informazioni relative a formazione, competenze, disponibilità ad operare, esperienze precedentemente maturate: dati che andranno riconfermati annualmente e che serviranno a fornire un orientamento puntuale nel momento in cui si ha la necessità di assumere del personale per l’assistenza”.
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