Ricerche

Rapporto INPS sui lavoratori domestici nel 2014
Calano i lavoratori domestici e cambia la composizione per origine: aumentano gli italiani e diminuiscono gli stranieri. Sono alcuni delle tendenze messe in luce dall’ultimo Focus dell’Inps sui lavoratori domestici in Italia, aggiornato al 2014. I dati, riferiti a coloro che hanno ricevuto almeno un versamento contributivo nel corso dell'anno, mostrano che a fronte dell’andamento decrescente del numero totale di lavoratori domestici − passati dai 1.004.160 del 2012 agli 898.429 del 2014 (-105.731) − i lavoratori italiani sono aumentati (+18.018 lavoratori nel biennio). Fra il 2012 e il 2014 i lavoratori stranieri sono diminuiti di 123.749 unità.
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Da: Inps 

Gli stranieri nel mercato del lavoro italiano
Il numero di occupati comunitari ed extracomunitari ha fatto registrare tra il 2013 e il 2014 un lieve incremento di poco superiore alle 111mila unità, a fronte di una diminuzione dell’occupazione nativa di circa 23mila individui. Il “Quinto Rapporto annuale: i migranti nel mercato del lavoro in Italia”, del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, precisa però che il tasso di occupazione dei lavoratori stranieri ha conosciuto negli ultimi anni una costante contrazione: il tasso di occupazione dei cittadini comunitari è calato di 5,5 punti (dal 68,1% del 2010 al 62,6% del 2014), mentre quello degli extracomunitari di è diminuito di 4,1 punti percentuali (dal 60,8% al 56,7%); riduzioni molto più ampie rispetto ai -0,8 punti in cinque anni rilevati per gli occupati italiani. Per quanto riguarda il settore del lavoro domestico, oltre la metà dei lavoratori è costituita da extracomunitari: nel 2014 se ne osservano 459.616 su un totale di 898.429 (51,2%), in lieve flessione rispetto al 2012 (54,1%) e al 2013 (52,6%).
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Da: MLPS

Le donne e la demenza
Il rapporto "Women and Dementia: A global research review", a cura dell’Alzheimer's Disease International, prende in esame la situazione di tre gruppi di donne: quelle affette da demenza, quelle che si occupano professionalmente di persone con demenza e le donne che svolgono un ruolo di caregiver informali. Il report, che analizza un vasto numero di studi internazionali sul tema, mette in luce che vi è una significativa associazione tra età, sesso e demenza nella maggior parte delle aree del mondo, e che il tasso di prevalenza è nettamente superiore per le donne rispetto agli uomini. L’analisi sottolinea inoltre che gli operatori che assicurano assistenza sociale e sanitaria ai malati di demenza sono in prevalenza donne, a loro volta investite da compiti di cura sul fronte familiare. Infine, lo studio sottolinea che circa 2/3 delle persone affette da demenza sono assistite a domicilio e che secondo la maggior parte degli studi analizzati, il 60-70% dei caregiver è rappresentato da donne. Data la stretta relazione esistente fra la condizione di caregiver e il rischio di sviluppare disturbi fisici e mentali come ansia e depressione, oltre che problemi economici, il futuro di queste donne appare molto difficile. Lo studio raccomanda agli Stati lo sviluppo di programmi e servizi appropriati a sostegno delle donne malate e di quelle che se ne prendono cura.
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Da: ADI 

La demenza come priorità di salute pubblica
Sono quasi 47 milioni le persone affette da una forma di demenza nel mondo. Una cifra destinata quasi a raddoppiare ogni 20 anni, fino a raggiungere 74,7 milioni di persone nel 2030. Lo afferma il nuovo Report dell'Alzheimer’s Disease International, che ha rivisto al rialzo le stime rispetto allo studio del 2009. La prevalenza della demenza nella popolazione di età superiore ai 60 anni mostra una certa variabilità territoriale: dal 4,6% nei paesi dell’Europa Centrale all’8,7% in Nord Africa e nel Medio Oriente, mentre in tutte le altre aree si attesta tra il 5,6% e il 7,6% (con un aumento in Asia e africa e una diminuzione in Europa ed America, rispetto alle stime del 2009). Secondo lo studio, l’incidenza della demenza aumenta esponenzialmente con l’avanzare dell’età: raddoppia progressivamente ogni 6,3 anni, passando da 3,9 casi all’anno ogni 1.000 persone tra i 60 e i 64 anni, a 104,8 casi all’anno ogni 1.000 persone dai 90 anni in su. L’analisi del costo della demenza mostra che a pesare è soprattutto l’assistenza: i costi medici diretti rappresentano circa il 20% dei costi globali della demenza, mentre l’assistenza formale e informale rappresentano ciascuno il 40% del totale. Fra le raccomandazioni dell’Alzheimer’s Disease International c’è il potenziamento degli investimenti nella ricerca e la riduzione del rischio di demenza come priorità di salute pubblica.
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Da: ADI e Alzheimer Italia 

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