Ricerche

Rapporto sull’invecchiamento in Europa
Fra 50 anni la popolazione europea resterà numericamente pressoché invariata, ma sarà molto più anziana. L'età mediana, attualmente intorno ai 40, dovrebbe salire a circa 48 anni perché le persone vivono più a lungo, i tassi di natalità sono bassi e l'immigrazione sta calando. Ciò si tradurrà in entrate inferiori, provenienti da una popolazione in età lavorativa sempre meno numerosa, e maggiori costi per pensioni, sanità e assistenza a lungo termine per gli anziani. La pressione sulle finanze pubbliche sarà notevole se l'UE proseguirà sulla sua attuale rotta. Stando alla relazione, la spesa salirà entro il 2060 di circa il 4,7% del PIL a causa del numero crescente di anziani. Entro tale data, per ogni ultra 65enne vi saranno soltanto due persone in età lavorativa (15-64) invece delle attuali quattro. Sono alcuni dati contenuti nel rapporto “The 2009 Ageing Report: Underlying Assumptions and Projection Methodologies for the EU-27 Member States (2007-2060)”.
Scarica qui il rapporto

Il contetso abitativo degli anziani europei
L’Istituto Nazionale francese di Statistica e Studi Economici (INSEE) ha pubblicato uno studio sulle condizioni abitative degli anziani europei. La fonte dei dati è l’inchiesta SHARE (Survey of Health, Ageing and Retirement in Europe), realizzata in 13 Paesi europei, attraverso interviste somministrate a circa 30mila persone con più di 50 anni. Dai dati emerge che più di un quarto dei senior europei coabita con un figlio, e la condivisione di spazi tra generazioni è frequente in Polonia, Spagna, Italia e Grecia. Con l’invecchiamento, i bisogni di alloggi adattati aumentano e i Paesi sono diversamente preparati al fenomeno: Olanda, Svizzera, Danimarca e Svezia offrono alloggi meglio attrezzati. Inoltre, più dell’80% dei senior europei risulta proprietario dell’abitazione nella quale vive.
Per approfondimenti: www.insee.fr
Scarica qui la sintesi
Da: Centro Maderna

La spesa pubblica per gli anziani nei paesi europei
L'Italia è il paese dell'area euro dove la quota di spesa pubblica legata all'invecchiamento della popolazione è destinata a crescere di meno. E' la stima contenuta nel rapporto 2009 della Commissione Europea sull'invecchiamento della popolazione, riportato nel Bollettino di giugno della Banca Centrale europea. Lo studio stima la variazione percentuale del rapporto fra la spesa pubblica complessiva connessa all'invecchiamento della popolazione (pensioni, assistenza sanitaria, cure a lungo termine, sussidi di disoccupazione e istruzione) e il Pil nei paesi dell'Eurozona nel periodo dal 2007 al 2060. L'Italia risulta essere il paese dove è previsto l'incremento minore del rapporto, pari a 1,6 punti percentuali. Previsti incrementi moderati di tali voci di spesa anche in Austria (+3,1%) e in Portogallo (+3,4%). Le variazioni più consistenti sono invece previste per il Lussemburgo (+18%), la Grecia (+15,9%) e la Slovenia (+12,8%). Per l'intera area euro si stima un aumento del rapporto pari al 5,2% fino al 2060, un incremento legato soprattutto all'aumento della spesa pensionistica e, in misura minore, gli aumenti della spesa per l'assistenza sanitaria e le cure a lungo termine.
Scarica qui il bollettino
Da: Centro Maderna

L’entità dell’immigrazione in Italia
L’Eurispes ha analizzato i dati sulle rimesse (il denaro inviato dagli stranieri nei paesi di origine) e sulle ispezioni nei luoghi di lavoro, giungendo alla conclusione che il fenomeno dell’immigrazione in Italia è molto più ampio di quanto le fonti ufficiali non lascino supporre. L’analisi è stata diffusa in occasione del lancio di “Lookout Immigrazione”, un Osservatorio permanente costituito dall’Eurispes. In particolare, l’indagine evidenzia che nel 2007 i canali ufficiali di intermediazione monetaria hanno visto transitare il 33,4% di risorse in più rispetto al 2006, dato non proporzionale alla crescita del numero ufficiale di residenti stranieri (+ 16,8%, per un totale di 3,4 milioni di abitanti nel 2007). L’ispezione di circa 197.000 aziende (il 4% di quelle attive in Italia nel 2007) ha portato ad identificare 66.544 lavoratori stranieri occupati, il 20% dei quali irregolari (13.087) e il 6% stranieri irregolari e privi del permesso di soggiorno (3.844). Proiettando il dato relativo alla presenza di lavoratori irregolari nelle aziende ispezionate sul numero complessivo di imprese attive in Italia nel periodo considerato (oltre 5 milioni), si otterrebbe un numero di stranieri occupati irregolari superiore a 340.000 individui, dei quali circa 100.000 privi del permesso di soggiorno.
Da: Rassegna
 

Copyright | Privacy | Crediti