Ricerche

"Welfare fatto in casa". Rapporto delle Acli sulle colf straniere
La ricerca realizzata dall'Iref, l'Istituto di ricerche educative e formative delle Acli, traccia un identikit delle donne straniere arrivate in Italia per lavorare come collaboratrici familiari, sulla base di 1.000 interviste.
Il lavoro domestico è prevalentemente femminile (84%), dove sono protagoniste donne dell'Europa dell'Est (31%) o delle ex-repubbliche sovietiche (29%). In termini di nazionalità, le più rappresentate sono le lavoratrice ucraine (19%), rumene (17%) e filippine (12%). La maggior parte sono sposate e hanno figli, e la ricerca fotografa il dramma di tante famiglie divise: quasi il 60% delle intervistate è lontana dai propri figli, rimasti in patria con il papà o con i nonni.
Secondo il rapporto, più della metà delle colf straniere (57%) lavora completamente o in parte senza contratto. A quelle che non possono averlo perché sono in Italia irregolarmente (24%), si sommano infatti quelle che svolgono almeno un lavoro in nero (33%) anche se hanno un permesso di soggiorno. Il contratto comunque non basta: tra quelle che ne hanno uno, oltre la metà (55%) denuncia delle irregolarità nei versamenti previdenziali, del tutto assenti o versati solo parzialmente denunciando meno ore di quelle effettivamente lavorate. Un'opzione scelta 6 volte su 10 di comune accordo con il datore di lavoro.
Se lo stipendio mensile è di 880 €, la situazione varia sensibilmente tra le collaboratrici regolari e quelle che non lo sono. Le prime godono di maggiori garanzia economiche e guadagnano anche 1.000 euro al mese; le colf irregolari hanno un guadagno medio di 750 euro.
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Da: Stranieri in Italia 

"I bisogni informativi degli operatori socio-assistenziali": ricerca del Centro Rubbi
Il Centro di documentazione sui servizi agli anziani "Emilio e Isa Rubbi", di Bologna, ha realizzato una indagine sui bisogni informativi di coloro che operano in strutture residenziali e semiresidenziali, sulla base di 352 questionari somministrati in 5 Ipab dell'Emilia-Romagna. Scopo dell'iniziativa è quello di mirare meglio l'azione del Centro sulla promozione della conoscenza di esperienze relative alla gestione dei servizi per anziani.
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Malattie croniche e scelte politiche: il Rapporto della Banca Mondiale
Il rapporto della Banca Mondiale sulle malattie croniche contiene proposte di intervento per fronteggiare i problemi di natura economica, sociale e sanitaria legati alla diffusione sempre più ampia di queste patologie.
In particolare, il rapporto si muove lungo due direzioni: come minimizzare il carico di malattia legato alle malattie croniche e come affrontare le conseguenze dell'aumento di questo tipo di patologie provocato dai cambiamenti demografici in corso.
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Da: Centro Maderna (notizia del 20.7.07)

Il rapporto "Ageing Society"
Il Rapporto nazionale 2007 sulla condizione e il pensiero degli anziani realizzato da Ageing Society-Osservatorio terza Età in collaborazione con Federsanità-Anci, analizza il fenomeno dell'invecchiamento mondiale e della longevità in Italia, indagando sia gli aspetti puramente medici che quelli economici e di politica ed economia sanitaria.
Secondo la ricerca, il 15 per cento delle famiglie italiane con un anziano non riesce a far fronte alle spese mediche. E senza interventi mirati la percentuale è destinata ad aumentare dal momento che la popolazione anziana crescerà nei prossimi decenni di due milioni di unità ogni dieci anni, arrivando nel 2050 a quasi 18 milioni di persone, il 33,6 per cento del totale.
Oggi un pensionato su tre ha disposizione meno di mille euro mensili, il 24 per cento vive con meno di 500 euro, e 21mila famiglie hanno come unico reddito la pensione sociale. Una condizione che spinge queste famiglie vicino o al di sotto della soglia di povertà, soprattutto quando, come accade al 24% delle famiglie con due anziani, il 40 per cento delle risorse viene destinato al pagamento dell'affitto.
Secondo il presidente di Ageing Society, Emilio Mortilla, "il modello di società tradizionale, composto da una maggioranza di soggetti che procreano e lavorano, rischia di essere travolto da una realtà sociale composta sempre più da soggetti che non lavorano perché appartenenti alle fasce più deboli della popolazione". Pertanto, "la sostenibilità economica e sociale è un elemento centrale di quest'Italia nella quale l'invecchiamento influenzerà inevitabilmente le fondamenta sociali, che dovrà costruire una nuova società aperta alle persone di tutte le età".
Da: Redattore Sociale (notizia del 14.6.07)

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