Ancora più mercato nero? Contratto colf e badanti co-residenti

di Sergio Pasquinelli - Istituto per la Ricerca Sociale e Università di Venezia
Aprile 2007

 

Due fattori sembrano oggi prefigurare cambiamenti importanti per la realtà del lavoro privato di cura:

1. Il nuovo contratto colf, in vigore dal primo marzo. Esso ha introdotto diverse novità, tra cui l'innalzamento dei minimi retributivi per le assistenti familiari. Aumenti che superano il trenta per cento rispetto al vecchio contratto: si veda la scheda curata da Giselda Rusmini in questo numero.

2. La diminuzione della disponibilità delle assistenti familiari alla co-residenza. E' una tendenza molto variabile, difficilmente quantificabile, in via di affermazione. Si pensi ad esempio che solo il 3 per cento delle assistenti familiari iscritte nel registro del Comune di Roma è disponibile alla co-residenza.

Partiamo dal nuovo contratto colf, che certamente ha migliorato le condizioni economiche per le donne lavoratrici. Ma per le famiglie - i "datori di lavoro" - questi aumenti sono pesanti. Per le famiglie il nuovo contratto porta infatti a un aumento davvero forte dei costi da sostenere. Quasi nessuno finora lo ha evidenziato: per molte famiglie i costi di assunzione di un'assistente familiare, soprattutto se co-residente, sono diventati estremamente onerosi.

Un'assistente familiare convivente costa adesso, contributi compresi, tra 1.000 e 1.300 euro al mese, a seconda del livello in cui si colloca. Cui si devono aggiungere le spese di vitto e alloggio. Il totale si avvicina ai 1.500 euro al mese. E questa è la cifra su cui si attestano, mediamente, i costi di ricovero in casa di riposo.

Una badante meno competitiva porta a prevedere, come se ce ne fosse ancora bisogno, un aumento del mercato nero, perché più conveniente. Si consoliderà cioè la collusione tra datore di lavoro e lavoratore all'evasione. In secondo luogo ci possiamo aspettare un "ritorno" ai servizi pubblici, residenziali e domiciliari, perché le differenze di costo si riducono mentre qualità e garanzie degli interventi rimangono ben diverse.

Dinamiche destinate a rafforzarsi alla luce della diminuzione delle assistenti familiari disposte alla co-residenza. Arriviamo così al secondo punto. E' rilevabile in diversi territori e segnala un processo di integrazione delle assistenti familiari nel tessuto sociale: perché sempre più si ha un alloggio autonomo, e perché crescono i ricongiungimenti familiari. Insomma, le badanti lentamente si integrano nella società, preferendo così il lavoro a ore, che se ben organizzato produce entrate vicine alla co-residenza. Ne consegue il fatto che la domanda di assistenza sulle 24 ore rimanga via via scoperta, con un probabile aumento di richieste di ricovero in strutture residenziali, da parte delle famiglie.

Il nuovo disegno di legge sull'immigrazione (ddl Amato-Ferrero) prevede ingressi fuori quota per colf e badanti. Quando entrerà in vigore - ci vorranno ancora parecchi mesi - la nuova normativa dovrebbe portare a una riduzione di assistenti familiari clandestine, che sono aumentate in questi anni fino a raggiungere la quota di 4 su 10, secondo stime IRS (cfr. il numero 8 della newsletter). Una quota doppia rispetto alle stime riguardanti gli stranieri in Italia (Fondazione Ismu, Dodicesimo rapporto sulle migrazioni 2006). L'ingresso di Romania e Bulgaria nella UE e il fatto di togliere il sistema delle quote nel caso delle assistenti familiari porteranno a una salutare riduzione della clandestinità.

Insomma: la quota di clandestine potrà ridursi, ma non si ridurrà la quota di chi lavora in nero, anzi. Il fatto di rendere più facili gli accessi per colf e badanti (ddl Amato-Ferrero) può portare a nuovi flussi migratori meno esigenti sul piano "professionale", quindi più competitivi rispetto a chi ha intrapreso un percorso di formazione/qualificazione. Rischia cioè di aumentare il divario tra la badante in nero, senza formazione ma più economica, e chi è formata, qualificata, in regola. Queste ultime rischiano di soffrire ancora a lungo la concorrenza delle prime.

Se questo è lo scenario che si prospetta davanti, per avere successo, gli sforzi orientati all'emersione e alla qualificazione del lavoro privato di cura dovranno ancor più fortificarsi. Per giustificare i maggiori costi che il contratto di lavoro richiede alle famiglie e l'accresciuta convenienza del mercato nero.

La domanda è: come venire incontro a chi decide di tenere in casa una persona non autosufficiente, assumendo un'assistente familiare, pur con mezzi limitati? Occorre investire su due fronti. Da un lato sul fronte economico attraverso detrazioni più incisive di quelle attuali, sostegni diretti e assegni di cura. Dall'altro sul fronte del "valore aggiunto" che l'ente pubblico può offrire alla famiglia, rispetto al mercato privato, che sta nella possibilità di integrare interventi diversi: di facilitazione dell'incontro con l'offerta di lavoro, di tutoraggio, di assistenza domiciliare e di assistenza sanitaria, territoriale e ospedaliera.

 

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